L’approccio delicato di Trudie Styler ci svela un ritratto di Napoli pronto a reagire e rinnovarsi
Nel film “Posso entrare? An Ode To Naples”, Trudie Styler esplora la complessità di Napoli, una città che da tempo è prigioniera di stereotipi e pregiudizi. Ma attraverso lo sguardo della regista, vediamo una Napoli diversa: una città di contrasti e possibilità, che combatte per cambiare la propria narrativa.
La Styler, moglie di Sting, ci porta in un viaggio unico attraverso il cuore pulsante di Napoli, facendo domande piene di rispetto e curiosità. La sua osservazione si svolge in modo discreto, quasi in punta di piedi, come dimostra il titolo del film, che suggerisce un approccio di umiltà e rispetto.
Il film ci porta nel quartiere della Sanità, dove incontriamo don Antonio Loffredo, il parroco illuminato e ribelle che ha trasformato la sua chiesa in un punto di riferimento polifunzionale per i giovani: un teatro, un cinema, una palestra per la boxe. Incontriamo anche Francesco Di Leva, attore e fondatore del Teatro NEST, che ha scelto di rimanere nella sua città piuttosto che fuggire, e Roberto Saviano, che da esiliato medita su come avrebbe potuto fare le cose diversamente. Il mosaico si completa con l’artista di strada Jorit e con Antonio e Nora, testimoni viventi del passato bellico della città.
Come una delle città più antiche, Napoli porta con sé un’eredità unica, ma al tempo stesso è una città in evoluzione. Una rinascita culturale e sociale è in atto, come sottolinea la Styler attraverso storie di individui che hanno scelto di reagire in modo proattivo alla propria situazione. La città appare così bifronte, guardando simultaneamente al passato e al futuro, come l’Obelisco dell’Immacolata, la cui leggenda narra di un viso dolce e protettivo da un lato e un saio con una falce dall’altro, simboleggiando la morte.
Il film raggiunge un culmine emotivo quando Sting esegue “Fragile” in una chitarra ricavata dal legno di una barca arrivata a Lampedusa con rifugiati a bordo. In quel momento, il legno della barca e la città di Napoli condividono una storia di rinascita e rigenerazione, incarnando la fragilità e la resilienza umana.
In conclusione, “Posso entrare? An Ode to Naples” non è solo un documentario, ma un inno di speranza e un’ode a una città incompresa, che sta lottando per cambiare la sua narrazione. Trudie Styler ci mostra una Napoli resiliente e pronta al cambiamento, una città che, pur facendo i conti con il proprio passato complesso, è ansiosa di abbracciare un futuro migliore. E in questa visione, tutti noi possiamo trovare un motivo per sperare.