L’apertura del 54° Festival di Nuova Consonanza è demendato al Teatro Palladium il prossimo 11 novembre con “Combattimenti”, uno spettacolo di teatro musicale con musiche di Claudio Monteverdi, Giorgio Battistelli e quelle in prima assoluta di Claudio Ambrosini per la regia di Cesare Scarton.
In occasione del 450 anniversario della nascita di Claudio Monteverdi, il progetto musico-teatrale muove da una delle sue pagine più note (Combattimento di Tancredi e Clorinda del 1624), primo e riuscitissimo tentativo di tradurre in musica l’affetto dell’ira guerresca, già così musicalmente reso nelle ottave del Tasso.
Ad essa si associano due nuove pagine, una recente e una recentissima e nata per l’occasione: ne è ideale “continuazione” Tancredi appresso il Combattimento (2017), in cui Claudio Ambrosini, per la drammaturgia di Vincenzo De Vivo, “rilegge” le ottave seguenti del Tasso. Ne riprende invece la concitazione bellica, legandola alle sonorità della più ‘guerresca’ delle famiglie degli strumenti musicali, Orazi e Curiazi (1996) di Giorgio Battistelli, spettacolare “azione” per due percussionisti. Ne sono interpreti l’Ensemble In Canto e Tetraktis Percussioni diretti da Fabio Maestri, con le voci soliste di Sabrina Cortese, Daniele Adriani e Roberto Abbondanza.
“Immaginiamo di trovarci di fronte a un grande affresco di cui alcune parti siano andate perdute – racconta Ambrosini sulla sua nuova partitura – qui affiora una mano che regge una spada, lì un volto (forse di uomo, forse di donna), più in là si nota il luccichio di un’armatura e, più sotto, quelli che sembrano gli zoccoli di un cavallo… L’occhio vaga alla ricerca di un filo narrativo, di una trama, tastando qui e là, ‘ascoltando’ con lo sguardo, immaginando e a poco a poco rivivendo una storia. Del poema di Tasso in realtà qui non manca niente, non è qui la questione. I ‘vuoti’ se mai vengono dalla nostra distanza, più che temporale, di linguaggio, di passo: per Monteverdi era la lingua poetica del suo tempo, per noi è di ‘quel tempo. Una distanza superabile forse solo applicando uno sguardo ‘prospettico’: che la sottolinei, la faccia diventare un elemento strutturale. Che talvolta la aumenti, persino, e allo stesso tempo la evidenzi come magnifico punto di partenza. Ecco quindi, nell’accingersi a metterlo in musica, un primo sentiero praticabile: (ri-)dare spazio al piano letterario facendolo ‘agire’, diventare protagonista, in alternanza con quello musicale. Entrando e uscendo, muovendosi tra il livello della parola e quello del suono e del canto, a tratti staccati di quel tanto che basta per farne una reciproca cartina di tornasole. Una seconda differenza è insita nel racconto stesso: quelle usate da Monteverdi sono ottave protese: sono ‘azione’, che inarrestabilmente precipita verso il suo tragico esito. Quelle che seguono al combattimento sono invece ottave retrotese, retrovisive, retrogradanti… sono agnizione, ripensamento, rammarico. Al pieno della lotta si sostituisce il vuoto del lutto e la nostra posizione di astanti cambia ancora di ruolo e di colore. Monteverdi è da sempre uno dei miei compositori preferiti e sono particolarmente grato a Fabio Maestri e a OperaInCanto per questo stimolante/sgomentante invito: un’esperienza davvero unica”.
“La mia partitura di ‘Orazi e Curiazi’ – racconta Battistelli – si sviluppa sull’idea di una narrazione, con suoni concreti e metafisici, di uno dei più affascinanti miti della storia dell’antica Roma. Una delle storie che più hanno arricchito il nostro immaginario: il duello fra gli Orazi (una delle famiglie romane che guidava Roma, allora poco più di un villaggio, nei giorni successivi alla fondazione e campioni della città); e i Curiazi (campioni della vicina città rivale Albalonga). È il duello dove il corpo e la voce dei due interpreti, il timbro e il ritmo delle percussioni divengono elementi di una drammaturgia fantastica.”