Il 10 e 11 aprile, la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone accoglierà Secondo Lei, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Caterina Guzzanti, alla sua prima prova autoriale e registica nel teatro di prosa. Un debutto che segna una svolta nella carriera dell’attrice romana, conosciuta per la sua intelligenza comica e per la capacità di affrontare con leggerezza temi profondi e universali.
Al centro della narrazione, una riflessione sottile e tagliente sulla fragilità nei rapporti di coppia, esplorata attraverso un monologo a tratti lirico, a tratti ironico, che si snoda come un flusso di pensiero intimo e disarmante. Accanto a Guzzanti, sul palco, l’attore Federico Vigorito, che contribuisce a delineare un dialogo mai banale tra due solitudini che si incontrano, si fraintendono, si rincorrono.
Secondo Lei non racconta una storia d’amore in senso tradizionale. Piuttosto, è una radiografia emozionale di ciò che resta quando la passione sfuma, quando il “noi” scricchiola sotto il peso delle aspettative, dei silenzi e dei compromessi. È una narrazione che mette in discussione l’idea di coppia come unico modello possibile di realizzazione affettiva, e che si interroga, con una voce squisitamente femminile e mai giudicante, sul significato autentico dell’amare ed essere amati.
Con la sua consueta capacità di mescolare umorismo e malinconia, Guzzanti affronta i nodi della comunicazione nelle relazioni, dando voce a desideri inespressi, tensioni quotidiane e sogni infranti, ma sempre con uno sguardo lucido e profondamente umano. Il risultato è uno spettacolo che fa sorridere e commuovere, che colpisce per la sua verità e che si rivolge a chiunque abbia vissuto, almeno una volta, la sensazione di non essere davvero visto o compreso.
In una recente intervista Caterina Guzzanti ha dichiarato:
“Secondo Lei è una storia che parla di crisi. Non solo di quella della coppia, ma anche di quella dell’individuo. È un invito a riflettere sul perché spesso restiamo dentro relazioni che non ci fanno bene, e su quanto sia importante investire nella propria indipendenza emotiva, senza colpe né eroismi”
Il linguaggio adottato è al tempo stesso poetico e diretto, capace di restituire la complessità del sentire senza mai cadere nel didascalico. Il teatro, come la letteratura, diventa così uno strumento potente per raccontare l’incomunicabile, per trasformare il dolore in qualcosa di condivisibile e, quindi, un po’ più sopportabile.