Come dimenticare Piergiorgio Welby, giornalista e scritto al centro delle cronache italiane per il suo coraggio che ha combattutto per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico? Argomento che ha diviso l’Italia da una parte ma senza dubbio rafforzato la volontà di scelta pienamente cosciente di eutanasia grazie al coraggio di un uomo che, data la sua condizione irreversibile, ha deciso di porre fine alle sue sofferenze, dopo una lunghissima ed estenuante battaglia il 20 dicembre 2006.
Dopo una fortinatissima tournée nei teatri europei, è approdato in quelli della grande mela, torna in Italia, in questa occasione al Teatro Vascello, dall’ 8 al 9 maggio, “Ocean Terminal”, l’opera dedicata all’atto di coraggio e soprattutto alla severa forza d’animo e non solo di un uomo inchiodato nel suo letto da una malattia che progressivamente si impossessa della suo corpo attimo dopo attimo, ma non della sua vita.
Lo spettacolo, con tutta la sua potenza comunicativa, non vuole essere un mero racconto, né un testamento, bensì la celebrazione alla vita di un uomo straordinario, interpretato sulla scena da Emanuele Vezzoli che ne cura anche la regia.
Perchè Piergiorgio Welby è andato oltre al suo fatto personale per il quale ha combattuto. Ha dimostrato al mondo intero che le parole e la forza volontà possono essere davvero più forti di convinzioni sociali, etiche e religiose. Si è imposto di diritto in quella scienza che si chiama bioetica e lo ha fatto con un paradosso: nel suo pieno ed incondizionato diritto di scegliere lucidamente ha vinto la sua battaglia perdendo la sua vita.
“Quando ho letto Ocean Terminal, il mio primo desiderio e la mia esigenza come attore e regista – ha dichiarato lo stesso Vezzoli – sono state quelle di rendermi il tramite attraverso cui trasferire la ricchezza del tesoro Piergiorgio Welby agli altri uomini, raccogliendo la promessa fatta a Mina Welby ed in accordo con quanto egli stesso afferma: non esiste un’arte privata, un artista ha l’obbligo morale di incidere sulla realtà».
Un bagaglio di emozioni e stati d’animo che intende far “vivere” questa drammatica esperienza e farla viaggiare passo dopo passo, orma dopo orma. Per questo dopo il Teatro Vascello l’opera volerà nuovamente oltre i confini italiani per approdare in Spagna, accolta dal Museo Ivam di Valencia. “Ocean Terminal” dal romanzo al palco è un insieme di prose spezzate: dall’infanzia cattolica alla scoperta della malattia, fino all’immaginario hippy e alla tossicodipendenza, passando attraverso gli squarci di una Roma vissuta nelle piazze o nel chiuso di una stanza. In un continuo susseguirsi di toni lucidi e febbrili, poetici e volgari, Welby riavvolge il nastro della propria vita, tra conflitti, speranze, sofferenze in un vero e proprio inno al valore dell’esistenza ed all’amore grazie a Mina, donna coraggiosa, sua moglie che ha condiviso con Piergiorgio le sue sofferenze, fino agli ultimi istanti.