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La scomparsa di un campione. Ciao Michele

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E poi c’era l’asfalto, quell’asfalto su cui correvi che si da giovane ti aveva dato tante soddisfazioni. Quell’asfalto che tu sfidavi con la forza delle tue gambe, ruvido o liscio, in salita o in discesa, quell’asfalto del rettilineo, quell’asfalto dietro una curva. Che sia stata sicilia o che siano state le alpi per te era sempre una sfida, la tua sfida.

E poi c’era l’asfalto, a volte nero come la pece, a volte consumato e sbiadito che ti rifletteva la luce negli occhi.

E’ proprio quell’asfalto che ti ha reso un campione, lo dominavi utilizzando le leve del cambio, ti adattavi a lui, in allenamento come in gara, da solo ed in gruppo, con maglie di qualsiasi colore. Uno scalatore, ostinato, caparbio, tenace proprio come un campione deve essere per riuscire a conquistare la tirreno-adriatica, cosi come quel sogno chiamato Giro d’Italia, e prima ancora come campione italiano juniores, o primo degli italiani nel campionato mondiale su strada a Lisbona.

E  c’era quell’asfalto quando eri lontano dalle gare in quei diciotto mesi di squalifica, c’era comunque quell’asfalto su cui nonostante tutto ti allenavi, perché nessuno poteva toglierti la tua passione. C’era l’asfalto quando nel circus rosa eri davanti al tuo amico Nibali e dietro a Contador, i due grandi campioni.

C’era sempre l’asfalto. Anche quando sei rientrato vincitore il 22 aprile dal Tour of the Alps, fresco di nomina come capitano della squadra per il giro d’italia. E proprio per questo importante impegno sei uscito per allenarti, presto per poter stare un po’ con la famiglia, anche li c’era l’asfalto … quell’asfalto su cui sei caduto dopo l’impatto con quel maledetto furgone, sei caduto sull’asfalto,  con quell’incidente che ha tolto la tua vita, e l’ha strappata via dall’asfalto.

Ciao Michele, ciao Campione.

(2017 – Riccardo Piccioli)

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