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When I’m 64 – Basket Romano in crisi a 64 anni dalla sua nascita ai massimi livelli

Eurobasket - Treviglio

foto: Riccardo Piccioli

Un sottile filo rosso lungo 64 anni delimita ai suoi confini la nascita e la crisi del basket romano. All’ombra della cupola di San Pietro la nascita nel 1960 della Virtus Aurelia che, nel corso del tempo, per abbondanti 50 anni di storia ha visto scintillare gli antichi fasti del basket romano che sono ormai un lontano ricordo. Banco Roma, Acqua Fabia, il messaggero ed infine la vecchia Virtus Roma oltre a Eurobasket, Oxygen Basket femminile, squadre le cui gesta ancora riecheggiano nostalgiche nelle teste e nelle anime dei tanti appassionati romani ad iniziare dalla finale di coppa Korać 1985/86.

Un Basket che ha fatto storia, tra palazzo e palazzetto dello sport, passando per strutture più piccole in città e dintorni nel periodo pandemico, per poi riapprodare in quel palazzetto sulla flaminia, tanto amato e tanto abbandonato che si è rivestito di una nuova pelle, più lucida, ma perfettamente coincidente con la precedente versione, quella proprio delle olimpiadi del ’60, proprio l’anno della nascita del basket romano.

Dagli antichi fasti alle delusioni più recenti: dapprima una Virtus cancellata dal campionato di serie A, per l’impossibilità di pagare rata del campionato e stipendi alla fine dell’epoca Toti. Poi, dopo l’exploit Eurobasket Roma che ha conquistato i playoff per salire in A1 salvo poi essere cancellata anche lei dalla serie A2 per problemi di natura economica. Ed ancora, la nascita di una realtà universitaria che ricalca i college americani quella della LUISS Basket promossa in A2 ma con una fine di campionato con risultati in picchiata, la Oxygen Basket femminile in A1, dapprima cancellata dal campionato, poi con voci di rinascita ancora non ben definite.

Nessuna conferma, quantomeno a giudicare dai siti ufficiali delle squadre per la prossima definizione di partecipanti e campionati ed infine la Virtus Roma 1960, società diversa da quella fallita, nata e cresciuta per approdare quest’anno in serie B guidata da Alessandro “Tonno” Tonolli, capitano storico della Virtus Roma, bandiera e capitano per 20 lunghi anni, il cui nome riprende proprio quell’anno confine iniziale del filo rosso: “Ci chiamiamo Virtus Roma 1960 perché non vogliamo disperdere quel sentimento legato ai tifosi, a quella passione che c’è e che volevamo rimanesse al centro di Roma” parole forti alla presentazione della squadra.

Rifacciamo ancora un passo indietro ad inizio millennio, sembra una vita fa ma è di attualità ancora oggi. In appena quindici anni, dal 2000 al 2015, il panorama del basket italiano è mutato profondamente, stravolgendo interi campionati e annientando numerosi focolai di entusiasmo. Il tutto sotto gli occhi di enti che hanno osservato (e continuano a osservare) passivamente questa serie sconvolgente di fallimenti, ritiri, ed esclusioni a stagione in corso, continuando tuttavia a parlare di un movimento in buona salute.

Le serie A1 ed A2 non vedono quindi squadre capitoline maschili e femminili, mentre nella serie B, nello stesso girone tra le squadre del centro Italia, vedranno schierate la Virtus Roma 1960, come già visto, e la LUISS Basket. Nessuna rappresentanza nella massima serie segno di una criticità nell’agonismo capitolino ma anche nel movimento sportivo nel suo complesso. In moltissimi casi si è verificato un fallimento economico-sportivo o una situazione diversa rispetto al normale e naturale merito sportivo, vale a dire uno scambio o anche cessione del titolo sportivo (spesso effettuato per garantire l’effettiva sopravvivenza economica della squadra che decide di scendere di categoria), un’auto-retrocessione o un ripescaggio. Un dato che, di fatto, annulla o quantomeno altera pesantemente quei mesi di campionato che servono a determinare una classifica con rispettive posizioni finali.

Un’agonia che speriamo venga anestetizzata al più presto con risultati ed investimenti economici in grado di mantenere squadre nella massima serie, con eventi che possano riempire di nuovo palazzi, palazzetti e soprattutto i cuori di tifosi ed appassionati e che, nelle squadre giovanili o scuole associate, possano diventare vivai di sport, di fairplay e di passione sportiva.