Sotto la pioggia e il freddo toscano, l’Empoli di D’Aversa e la Roma di Claudio Ranieri si preparano a scendere in campo per la 28 esima giornata di campionato.
Allo stadio Castellani i tifosi sugli spalti scaldano già la fredda atmosfera; per la squadra di casa che lotta contro la retrocessione in ogni partita trovare la vittoria è oramai essenziale, ma anche i giallorossi sono animati a salire posizioni in classifica.
Nell’entrata in campo dei giocatori il pubblico della Roma intona l’inno, anche la coreografia portata in trasferta è bellissima e incanta gli animi dei tifosi, la partita inizia sul grido romanista del coro “roma roma” e i capitolini partono subito fortissimi facendo scintille grazie a Soulé che solo dopo 20 secondi dal fischio d’inizio porta i giallorossi in vantaggio sull’0-1 spiazzando Silvestri e l’Empoli con un goal da brividi; per l’argentino è già il terzo goal di seguito in trasferta. Il coro dei tifosi romanisti viene interrotto dalla loro stessa esultanza che sovrasta ogni malinconia dei tifosi di casa e infonde una grande carica soprattutto ai ragazzi di capitan Pellegrini.
Il primo tempo, però, non si conclude nel migliore dei modi per i ragazzi di Ranieri che trovano ben 2 legni durante i primi 45 minuti di gioco non riuscendo ad aumentare il loro divario: al 35’ Shomurodov spacca la traversa dopo un ottimo stop di Pellegrini… la Roma però non si ferma e continua a spingere nella metà campo avversaria, poi di nuovo al 38’ Kone prende un palo dopo avere saltato il portiere e a seguito di una bellissima giocata sua e del compagno Soule.
Il secondo tempo non lascia grandi segni a nessuna delle due squadre, i capitolini tengono il vantaggio, dominano la partita e giocano sereni senza grandi difficoltà, incertezze e spaventi accompagnati ogni momento dai loro tifosi che sostegno continuamente i giocatori.
L’Empoli però proprio all’ultimo ha l’occasione per recuperare il risultato e strappare un pareggio per la verità non meritato: al 93’ la palla sfiora il palo con il portiere giallorosso che sembrava battuto, regalando un brivido ghiacciato a Ranieri ed un finale inaspettatamente pericoloso.
Al termine dei 4 minuti di recupero, Di Bello fischia la fine della sfida che vede, perciò, la Roma trionfare anche sul prato di Empoli assieme ai suoi 4 mila tifosi in trasferta portando a casa altri 3 punti preziosissimi per la corsa in classificar prolungando la sua serie positiva; una partita in cui la squadra di Ranieri non rischia nulla di fatto se non qualche spavento negli ultimi minuti di gioco.
Tra festeggiamenti e soddisfazioni ottenute, la Roma ora ha in testa solo il match di ritorno contro il Bilbao di giovedì 13 marzo, importantissimo e delicatissimo in cui i ragazzi capitolini dovranno mettere in campo non solo la grinta e la voglia di vittoria, ma anche lo spirito di squadra e la solidarietà che sembra avere trovato dopo gli smarrimenti di inizio stagione: solo così, infatti, potrà realizzarsi il sogno di ogni giallorosso e di ogni giocatore di continuare il cammino europeo.
Le parole di Claudio Ranieri a Sky nel post partita:
Immaginiamo che si sarà messo paura sul quel colpo di testa all’ultimo, quando la partita era abbondantemente nelle mani della Roma, ma non dal punto di vista del risultato.
“Sì, l’ho detto ai ragazzi, io sono una persona di una certa età e non mi potete far stare sul chi vive fino in fondo. Abbiamo creato tanto e dovevamo chiuderla, perché queste sono le partite che alla fine le pareggi e dopo ti domandi perché. Siamo venuti qui umili e determinati, perché sappiamo che il girone di ritorno è difficile per tutti: abbiamo visto anche in Europa quante squadre che hanno giocato durante la settimana abbiano poi ‘ciccato’ in campionato.
Ho messo dentro dei ragazzi che avevano fame di giocare, ho lasciato quelli che magari giovedì hanno speso tanto dal punto di vista nervoso. E adesso possiamo preparare bene la partita di Bilbao”.
Aveva talmente tanta fame Soulé da impiegare 22 secondi per segnare.
“A me è piaciuta tutta la squadra. Comunque, vi ho sentito dire che ‘poi ci si culla’, ed è quello che dico io a loro: non mi piace l’accademia, mi piace la praticità. Ok giocare bene, ma per me giocare bene significa vincere le partite, e quando c’è da fare gol bisogna farlo”.
Per esempio Shomurodov ha avuto due palle gol e la Roma ne ha avute anche altre: cosa manca, un pizzico di cattiveria?
“Lui è un ragazzo splendido, ma non è che abbia fatto mai tantissimi gol, per cui credo che questo tu ce l’abbia nel tuo pedigree quello che puoi fare e quello che non puoi fare. Io gli ho detto di non preoccuparsi, perché era molto dispiaciuto. L’importante è trovarsi al posto giusto al momento giusto, e poi i gol arriveranno. Ci ha risolto già diverse partite e altre ce ne risolverà”.
Come sta Celik, pensa di recuperarlo per giovedì? E le è piaciuta la prestazione di Hummels?
“Mi è piaciuta molto. Celik lo valuteremo domani”.
Quanti allenamenti ti sono serviti per capire che c’era anche molto valore tecnico in questa squadra?
“Il valore tecnico c’era. La cosa importante delle prime partite, anche in quelle che abbiamo perso – ed è stata importante anche quella con il Tottenham – era ridare entusiasmo, autostima a questi ragazzi, perché la qualità ce l’avevano. La rosa è buona.
Ero convinto di far bene, anche se così no, onestamente. Quando è così, io mi metto l’elmetto e inizio a lavorare, e voglio che questo accada anche per i miei giocatori. Io non ho fatto tabelle, non ho detto nulla, se non che i cavalli purosangue si vedono sul rettilineo finale. E io voglio vedere questo, voglio vedere sul rettilineo finale quello che sapremo fare”.
Quello che mi ha impressionato nelle ultime settimane è l’inclusività: oggi lei ha ottenuto tante risposte da tanti calciatori che non sono abituati a giocare insieme.
“Vero, anche nella partita con il Napoli avevo fatto determinati cambi, l’ho fatti a Venezia e a Parma… I ragazzi sanno che io non premio nessuno, io voglio vedere che in allenamento fanno quello che dico io, lo fanno a mille all’ora, con convinzione, con determinazione. Poi c’è sempre da migliorare, perché le cose più piccoli sono anche le più difficili da limare. Il grosso l’hanno capito, però c’è ancora tanto da fare”.