Come in uno scontro agonistico sono le tifoserie a scaldare gli animi prima dell’inizio della partita. La presenza comasca nel settore degli ospiti rimane piuttosto calda durante il riscaldamento con cori ed invettive contro la Roma e tutto lo stadio risponde alzando i toni, alzando il volume a cancellare quelle grida che mandava, con altri termini, la Roma a quel paese.
Ma se questo è stato il preludio, i conti si fanno nel sommario finale dove quello che conta è il risultato a prescindere da quanto visto sul campo a prescindere da quella giacchetta nera, anzi stasera giallo fluorescente che, obiettivamente, non sempre è riuscita a centrare bene le azioni sul campo.
Una vittoria che vale più di tre punti, una rimonta che spinge la Roma sempre più avanti nella corsa all’Europa. Claudio Ranieri, il maestro delle imprese impossibili, questa volta non ha dovuto compiere un miracolo, ma solo leggere la partita meglio di chiunque altro. Il 2-1 sul Como porta la sua firma, perché sono stati proprio i suoi cambi a rimettere sui binari un match che stava prendendo una direzione pericolosa.
Dall’altra parte c’è un Como battagliero e forse immeritatamente sconfitto, che si era presentato all’Olimpico con l’entusiasmo delle due vittorie consecutive contro Fiorentina e Napoli e che, per oltre un’ora, aveva interpretato alla perfezione la gara. La squadra di Cesc Fabregas, assente in panchina per squalifica, aveva colpito al momento giusto con Da Cunha, bravo a sfruttare una dormita della difesa giallorossa e a portare in vantaggio i suoi al 44′. Un gol che sembrava poter indirizzare la partita, perché il Como aveva poi gestito l’1-0 con ordine e personalità, lasciando pochi spazi e affidandosi alla qualità del suo tridente leggero per pungere in ripartenza.
Ma è nel secondo tempo che la storia cambia. Ranieri, consapevole delle difficoltà della sua squadra, rompe gli equilibri con due mosse vincenti: al 59’ getta nella mischia Saelemaekers e appena due minuti dopo il belga ripaga la fiducia con il gol del pareggio. Un’azione nata e chiusa da lui, rifinita con la collaborazione di Dybala e Celik e conclusa con un tiro deviato da Goldaniga, che spiazza il portiere Butez e fa esplodere l’Olimpico.
Appena il Como prova a riorganizzarsi, arriva la svolta che cambia il destino del match: Kempf trattiene troppo a lungo Dybala, rimedia il secondo giallo e lascia i suoi in dieci al 63’. Da quel momento la Roma ha il pallino del gioco in mano e Ranieri non sbaglia nulla. Costretto a rinunciare a Celik, infortunato, decide di inserire Rensch, che pochi minuti dopo sarà protagonista dell’assist perfetto per il gol decisivo.
Cristante, con una delle sue verticalizzazioni chirurgiche, trova lo stesso Rensch in profondità. Il giovane olandese non perde tempo e con un cross morbido serve un pallone d’oro a Dovbyk, che con il sinistro sigla il 2-1 e fa impazzire lo stadio. È il gol della vittoria, il colpo che abbatte le resistenze del Como e regala alla Roma un successo che sembrava insperato.
Eppure, nonostante l’inferiorità numerica, il Como dimostra di non voler mollare. L’ultimo brivido arriva a pochi minuti dal termine, quando Vojvoda sfiora il clamoroso pareggio. La sua giocata è da applausi: un dribbling di suola ai danni di Mancini, seguito da un destro a giro che si stampa sul palo, con Svilar battuto. Un centimetro più in là e la storia sarebbe stata diversa.
Finisce invece con la Roma che resiste e porta a casa tre punti pesantissimi. Ranieri sorride e vola a quota 43 in classifica, consolidando il sogno europeo e lasciandosi definitivamente alle spalle le difficoltà di inizio stagione. Quella sera del 15 dicembre, quando la squadra perse proprio in casa del Como, sembra ormai lontanissima. Oggi il vento è cambiato, la Roma guarda avanti con fiducia e sogna un finale di stagione all’altezza delle sue ambizioni.
Le parole di Claudio Ranieri a fine partita:
Poche squadre hanno la personalità del Como.
“Avevo avvisato tutti quando avevo detto che il Como è come andare dal dentista senza anestesia, perché conosco il lavoro che sta portando avanti Fabregas. È un’ottima squadra. Sono convinto che sarà il Parma del futuro, quello degli anni 90.
Nel primo tempo abbiamo faticato perché li volevamo andare a prendere alti, ma non ci riuscivamo perché loro erano molto bravi: giocare a uno, due tocchi e pressare non è facile. Durante la partita avevo detto ai miei di stare corti, di stare compatti, ma la voglia della squadra è sempre quella di andare a pressare alto, e ci hanno fatto gol.
Buon per noi che nel secondo tempo la squadra ha voluto reagire, ha avuto orgoglio, sospinta dal pubblico. Ed è stato un bene per noi riuscire a riprendere questa partita difficilissima”.
Lei ha scelto il momento giusto per fare i cambi che hanno deciso la gara.
“Sì ma l’allenatore fa dei cambi perché sa cosa ha in panchina e sa quando deve metterli. Dovbyk l’ho rivisto ieri per la prima volta dopo una decina di giorni, Saelemaekers era stato male durante la settimana e sapevo che non avrei potuto impiegarlo dall’inizio ma a partita in corso.
A un certo punto avrei voluto togliere Dybala, ma poi si è fatto male Celik. Avrei messo Baldanzi. So che ho dei giocatori che sanno fare la partita e questo mi dà tranquillità”.
Io vedo una crescita da parte di chi sta entrando. E anche nelle difficoltà la squadra ha mantenuto la sua compattezza, cercando di restare umile, rispettando il Como: trovo delle note positive anche in una partita complicata.
“Sono d’accordo, il Como gioca bene, ha personalità, fa girare la palla, gioca a uno, due tocchi, quando perdi palla ti viene subito a pressare, non ti fa girare… Per questo ho detto a Fabregas che farà una grandissima carriera, la stessa che ha fatto da calciatore”.
Colpisce la capacità della Roma di saper leggere le partite. La squadra è lucida, capisce dove può far male all’avversario. In questo momento ha una forza mentale molto superiore anche all’inizio del tuo percorso in questa stagione.
“Vero. Vincere ti dà autostima, ti dà sicurezza, ti fa fare delle cose che magari quando sono arrivato non fai perché avevamo perso un po’ di convinzione, di autostima, di aiuto reciproco. E invece adesso tutti si aiutano, tutti si parlano, e questo è molto importante in una squadra. Io sono molto soddisfatto dell’umiltà di questi ragazzi”.
Ancelotti ha detto che, secondo lui, lei continua anche dopo questa stagione.
(Il mister ride, ndr) “Lasciatemi perdere, non si devono fare queste domande all’allenatore”.
Roma Como 2-1 (0-1)
Roma (3-4-2-1): Svilar 6 – Celik 6 (29’ st Rensch 6.5), Mancini 5, Ndicka 5.5 – Soulé 5.5 (14’ st Saelemaekers 7), Koné 5.5 (14’ st Cristante 6.5), Paredes 6, Angelino 6.5 – Dybala 6.5, Pellegrini 5.5 (1’ st El Shaarawy 6) – Shomurodov 5 (1’ st Dovbyk 7). All. Ranieri 6.5.
Como (4-3-3): Butez 6 – Smolcic 5.5 (11’ st Vojvoda 5.5), Goldaniga 5, Kempf 4.5, Valle 5.5 (29’ st Moreno 6) – Caqueret 6.5 (11’ st Cutrone 5.5), Perrone 6.5, Da Cunha 7 – Strefezza 6, Paz 5.5, Diao 6 (29’ st Fadera 5.5). All. Guindos 5.5
Arbitro: Pairetto 5.
Reti: nel pt 44′ Da Cunha; nel st 16′ Saelemaekers, 31′ Dovbyk Angoli: 2-1 per il Como
Note: ammoniti Smolcic, Caqueret, Mancini, Cristante, Fadera, Da Cunha, Vojvoda. Espulso Kempf per somma di ammonizioni. Spettatori: 62125.
Recupero: 1′ e 4′.