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Lacrime e infortuni: Nuno Tavares, il calvario continua. Settimo stop muscolare della stagione

Nuno Tavares

foto: Andrea Staccioli/INSIDEFOTO

Trentuno minuti, poi di nuovo il buio. Una corsa interrotta, un volto coperto dalla maglia, bagnato di lacrime e frustrazione, mentre lo stadio ammutolisce. Nuno Tavares si ferma ancora. È il settimo infortunio muscolare di una stagione che per il portoghese sta diventando un vero e proprio calvario, un incubo che pare non trovare soluzione.

Il terzino della Lazio ha abbandonato il campo visibilmente provato, emotivamente distrutto da una situazione fisica che sembra sfuggirgli di mano. I segnali erano stati chiari: gambe appesantite, movimenti limitati, poi la resa. Secondo quanto trapela da Formello, lo staff medico biancoceleste analizzerà a fondo il caso, perché una sequenza così anomala di stop muscolari non era mai accaduta prima nella carriera del giocatore.

La carriera recente di Tavares, fino allo scorso anno, non raccontava un giocatore fragile. Con il Nottingham Forest, nella stagione passata, era rimasto fuori per un mese e mezzo, tra febbraio e marzo, saltando otto partite. Non si era più inserito nei piani del tecnico Nuno Espirito Santo, ma le sue assenze erano state legate soprattutto a scelte tecniche più che a limiti fisici. Prima ancora, a Marsiglia, aveva accusato un lieve infortunio alla coscia, una sosta di dodici giorni, appena due gare saltate. Nulla di allarmante.

Addirittura nel 2021/22 con l’Arsenal non aveva avuto alcun infortunio, disputando una stagione completa. Nel 2020/21, ai tempi del Benfica, tre fermi: due traumatici e uno legato al Covid-19. Nessuna lunga assenza, nessun allarme muscolare. Fino ad oggi.

Da luglio ad oggi, Tavares ha già accumulato 101 giorni fuori dai convocati, con 15 partite saltate. Il primo problema muscolare risale al ritiro di Auronzo, poi lo stop con la nazionale a novembre, quindi un altro infortunio a gennaio. Da lì in poi è stato un continuo saliscendi, tra rientri incompleti e ricadute. Negli ultimi tre mesi, è riuscito a giocare 90 minuti solo una volta, nella gara di San Siro contro il Milan. Troppo poco per un giocatore che, a inizio stagione, aveva fatto sognare.

Perché il talento di Nuno non è mai stato in discussione. Nei primi due mesi in Serie A aveva lasciato un’impronta indelebile: otto assist tra il 31 agosto (Lazio-Milan) e il 31 ottobre (Como-Lazio). Spinta, qualità, forza fisica, velocità. Era uno dei migliori interpreti del ruolo in quel periodo. Poi, solo un assist – contro la Real Sociedad in Europa League – a testimonianza di un rendimento condizionato, se non completamente affondato, dagli infortuni.

Il suo riscatto dall’Arsenal è considerato una formalità: cinque milioni da versare in cinque esercizi, un affare già definito nei termini economici. Ma in estate la dirigenza biancoceleste sarà chiamata a riflettere. Il valore tecnico del classe 2000 è evidente, ma la sua tenuta fisica preoccupa. Con un calendario fitto e un progetto ambizioso, la Lazio non può permettersi un altro anno segnato dalle assenze di un giocatore tanto determinante quanto fragile.

Intanto, a Genova contro la Sampdoria sarà assente. Una certezza. Tornerà Luca Pellegrini, che ha già dimostrato di poter offrire solidità e affidabilità sul lato mancino, ma il vuoto lasciato da Tavares – soprattutto in fase offensiva – è difficile da colmare.