Nove giorni fa Ambra Sabatini cadeva a pochi metri dal traguardo in una gara che avrebbe significato per lei la seconda medaglia d’oro paralimpica nei 100 metri della categoria T63 a 22 anni e un possibile miglioramento del suo record del mondo. La vittoria è andata a Martina Caironi, nell’ultima gara della sua carriera: comunque una bellissima storia, seppure circondata da inevitabili rimpianti.
Dopo la gara la portabandiera azzurra, con estrema lucidità, nonostante la grande sofferenza che stava provando, aveva dichiarato che avrebbe superato anche questo dolore: nonostante sia una classe 2002 ha dovuto oltrepassare già numerosi scogli nella sua breve ma intensa esistenza.
La velocista livornese era doppiamente dispiaciuta per aver danneggiato anche la gara della sua compagna di nazionale ed amica Monica Contrafatto, che era “lì lì” per provare ad agguantare il bronzo. Alla fine a Monica – che definisce la giovane avversaria “l’amore mio, la mia bambina” – è stato assegnato un bronzo ex aequo con la terza classificata, la britannica Okoh. La siciliana ha dedicato la medaglia alla sua compagna di gara: “Sono contenta di aver vinto il bronzo, così che Ambra non si senta tanto in colpa. Sono felicissima soprattutto per questo motivo, quindi dedico la medaglia a lei”.
Sabatini, che è cresciuta atleticamente a Grosseto, si allena a Castelporziano, nel centro sportivo delle Fiamme Gialle, ed è dunque una romana d’adozione. Due giorni fa ha donato il sangue (dato che la sua stagione agonistica è terminata), invitando tutti a farlo.
Alcune sue amiche sono andate a vedere la gara allo stadio per supportare Ambra. Importante avere le persone a cui si tiene accanto in un momento così, per apprezzare comunque l’importanza del viaggio, al di là di tutto, come afferma la campionessa olimpica di Tokyo nel suo ultimo, bellissimo post social.
“Se le Paralimpiadi sono un momento così grande da contenere un’infinità di momenti,
allora io posso avere dentro un universo di universi, dove io sono sempre io, con tutte le mie sfumature.
Come la paura di non esserci proprio, o di arrivare fuori forma.
La rabbia per gli errori commessi.
Il dispiacere per le responsabilità che sento e che ho sempre sentito di avere.
La gratitudine per l’amicizia.
La curiosità per il futuro, anche quando è tutto da inventare.
Che lo sport riguardi il viaggio e non la destinazione lo sanno tutti.
La differenza è viaggiare imparando a volerti bene sempre❤️🩹”
Proprio ieri, ai Campionati di società nazionali U23 di Rieti, un dirigente livornese si è recato dalla direzione tecnica della manifestazione per segnalare che era stato assegnato erroneamente alla sua società un punto in più. Evidentemente a Livorno quelle 8 corsie della pista d’atletica insegnano ancor meglio, se possibile, cosa significano quelle 5 lettere che formano la parola sport.
Crediti foto di copertina: IG Federazione Paralimpica Interazionale