Dominio totale: a segno Sergej, Zaccagni, Luis Alberto e Felipe Anderson. Biancocelesti in piena zona Champions. La truppa di Pioli è in disarmo.
“Mamma che bello! Che bello!”. Maurizio Sarri quasi s’ingoiava la cicca dall’entusiasmo al gol del 2-0 siglato dall’invasato Zaccagni. Non poteva sapere che il meglio doveva ancora venire. Con Sergej-Milinkovic Savic, Zac, Luis Alberto e Felipe Anderson anche Lazio si è prodotta dunque in danze tribali su ciò che resta del Milan campione d’Italia. Lo avvicina in classifica e aggancia l’ottovolante che porta in Champions League. Se Roma ride – le squadre della Capitale hanno il fiato sul collo dei lumbard – Milano piange. Oscuro si è fatto di colpo l’orizzonte della squadra di Pioli. I rossoneri, colpiti al cuore qualche settimana fa dal rocambolesco pareggio contro i cugini dei laziali, da quel momento in poi sono crollati. Dieci i gol subiti nelle ultime quattro gare: appena due quelli segnati. La psiche degli uomini è mistero per lo più insondabile. Quella degli uomini calciatori, ancora di più.
Non che ci sia molto da dire sulla partita. La Lazio, all’undicesima gara senza subire reti, ha dominato per 94 minuti senza concedere lo straccio di un tiro in porta agli avversari. I biancocelesti hanno impressionato, sì, ma non bisogna farsi trasportare dall’entusiasmo. Quando realizza se stesso il calcio di Sarri è elegante come un’equazione risolta. Armonioso come un problema di geometria senza più segreti. Un’utopia possibile. Però: tutto deve andare bene e il piano funzionare alla perfezione, perché lo spartito più o meno è sempre quello. E’ stato il caso della gara contro un Milan riscopertosi improvvisamente di burro.
La banda sarrista, sbloccata subito la gara con Milinkovic-Savic (assist del bollente Zaccagni), recitava a memoria la lezione del suo allenatore. Sergej e Luis Alberto ne variavano ritmo e figure sul campo alternandosi al prode Cataldi in regia. Il tridente leggero nei chili, ma pesante in efficacia, svariava su tutto il fronte d’attacco non dando alcun punto di riferimento ai difensori rossoneri. Una giostra infernale. La faccia di Pioli diceva tutto. Dopo il raddoppio firmato dall’effervescente Zac (terza rete di fila: mai prima in carriera) giunto al termine di una spettacolare azione corale dei biancocelesti, l’allenatore rossonero allargava le braccia disperato. Sarebbe andato via imbufalito, solo avesse potuto esser più sincero.
Il Milan è sparito e nessuno riesce a capire che fine abbia fatto. Molle in difesa, pure all’Olimpico non prestava fede alla fama di essere squadra agonisticamente cattiva. La qualità che la passata stagione gli era valsa uno Scudetto. Senza idee in attacco – Pioli punta molto sui duelli individuali ma i suoi li perdevano regolarmente – i rossoneri di fatto erano prigionieri dell’unico schema rimasto apparentemente in memoria: “Palla lunga e pedalare!” su Leao. Tutto qui. Troppo poco.
Sarri nella zona dell’indolente portoghese aveva piazzato il marmoreo Marusic per tenerlo a bada: missione compiuta senza grande sforzo. Tanto i rossoneri sembravano spenti, quanto più la Lazio s’accendeva invece della scientifica passione del calcio di Maurizio. Complice il risultato favorevole le mezzali, spesso al grido di un indemoniato Luis Alberto, si lanciavano coraggiose in pressing furioso sin nella trequarti avversaria. Regolarmente il pallone veniva riconquistato dai laziali e l’azione ripresa, rendendo interminabile l’agonia dei rossoneri. Logica conseguenza, delle due reti del primo tempo, sono stati dunque il 3-0 su rigore di Luis Alberto (netto il fallo su Pedro) e il 4-0 siglato da Felipe Anderson, su intuizione del centrocampista spagnolo, amico scorbutico ma sempre geniale. Il brasiliano invece, al terzo gol consecutivo, sta rivelando un’intelligenza calcistica che può dare un senso diverso alla sua seconda parte di carriera. Il migliore dei laziali? Il collettivo. Non c’è complimento migliore per Sarri e l’idea di calcio di cui è sapiente profeta.
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Le dichiarazioni di Sarri
“La verità è i ragazzi si stanno esprimendo a questo livello già da diverse partite. Con Milan e Sassuolo abbiamo raccolto. Lo avremmo fatto anche con l’Empoli non ci fossimo suicidati. L’ho detto spesso: allenare questo gruppo mi dà grande soddisfazioni. Sia come collettivo che come singoli giocatori. Qui si sta bene, lavoriamo ottimamente. La partita più bella? Tatticamente sì: la più pulita. Come goduria preferisco il derby. Ora pensiamo alla Fiorentina perché sarà dura. Avremo tante gare ravvicinate e non sarà facile. Immobile si sta curando: vediamo nei prossimi giorni come sta. Sarebbe importante avere qualche cambio in più davanti”, ha concluso l’allenatore durante le consuete interviste del dopo partita.
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Tabellino
LAZIO-MILAN 4-0
Lazio (4-3-3): Provedel; Marusic (33′ st Lazzari), Casale, Romagnoli, Hysaj; Milinkovic-Savic (38′ st Basic), Cataldi (42′ st Marcos Antonio), Luis Alberto; Pedro (33′ st Romero), Felipe Anderson, Zaccagni. Allenatore: Sarri
Milan (4-2-3-1): Tatarusanu; Calabria, Kalulu, Tomori (24′ Kjaer), Dest; Tonali, Bennacer; Messias (13′ st Saelemaekers), Diaz (13′ st De Ketelaere), Leao (33′ st Rebic); Giroud (13′ st Origi). Allenatore: Pioli
Arbitro: Di Bello
Marcatori: 4′ Milinkovic-Savic (L), 38′ Zaccagni (L), 22′ st rig. Luis Alberto (L), 30′ st Felipe Anderson (L)
Ammoniti: Bennacer (M), Milinkovic-Savic (L), Kjaer (M)
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