Agli Europei di atletica ogni giorno c’è da riscrivere il medagliere. Siamo a 15 medaglie con sette che risplendono di giallo, oltre a cinque argenti e tre bronzi. Se con i cinque ori di Tokyo avevamo fatto bingo, a Roma il jackpot potrebbe far saltare anche il montepremi più ricco. Chi avrebbe scommesso su questa supremazia azzurra così disarmante nei confronti del vecchio continente? Non solo medaglie, ma anche performance, con il 44”75 del ventunenne Luca Sito che continua a sbalordire nei 400 metri strappando il record italiano del giro di pista a Davide Re. Il milanese ha stretto i denti negli ultimi trenta metri: sarà dura in finale a fianco del britannico Dobson, un decimo più veloce di lui, ma Sito ha già vintol’argento con la staffetta mista diventando l’azzurro più veloce nei 400.
Zaynab Dosso ha sfiorato lo zenit della sua carriera, piombando all’arrivo spalla a spalla con la britannica Dina Asher-Smith e la polacca Swoboda, un bronzo conservato per un centesimo di fronte alla lussemburghese Van der Weken. Non siamo lontani dal resto del mondo.
Agli Europei del 74 negli ottocento metri Marcello Fiasconaro passò come un folle in 50’10” al suono della campana, “sempre padrone di sé stesso” come asseriva Carlo Vittori, per poi cedere all’imbocco dell’ultima curva. Ieri Catalin Tecuceanu ha provato a rallentare l’andatura prendendo la testa nel primo rettilineo, passando tre secondi più lento di “Marsh” il cavallo sudafricano che venne a correre in Italia lasciando la palla ovale. Un altro temperamento, come sentenziava in tv Paolo Rosi dopo quelladisfatta struggente: “Ha giocato la carta della temerarietà, ha cercato nel finale di giocare il ruolo del corridore che fa appello a tutte le sue risorse psicofisiche. Nulla si poteva fare per arginare il terrificante cambio di marcia dello jugoslavo Luciano Susanj che aveva lasciato sul posto tutti gli altri concorrenti”. Ha provato a giocarsi la carta dell’allungo finale, Tecuceanu, imbottigliato nell’ultima curva è riuscito lo stesso a uscire dal mucchio selvaggio prendendosi un bronzo che pesa, soprattutto su queste distanze, 800-1500, dove siamo stati “assenti” per molto tempo. Aspettiamo gli azzurri anche sulla distanza dei miler, dove hanno limato finalmente il primato di Genny Di Napoli scendendo a 3’32”16 con Pietro Arese. Tanto per un amarcord, il 2 febbraio del 1974 ai Giochi del Commonwealth di Christchurch, Nuova Zelanda, il tanzaniano Filbert Bayi (stesso sangue di Lorenzo Simonelli) chiudeva la corsa più rivoluzionaria della storia correndo i 1500 in 3’32”16. Più di cinquant’anni orsono. Bellissimo l’epilogo della terza giornata, con il 20”15 di Filippo Tortu sui 200. Il tempo esageratamente lento fatto sulla nuova pista nera dello Stadio dei Marmi non diceva il vero. Martedì non dovrebbe avere avversari, soprattutto se parte così veloce. Da quello che si è visto gli altri sono molto lontani, Pippo potrebbe salire sul podio più alto dei 200 come Pietro Mennea nei suoi primi Europei.
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