Lo Stadio Flaminio non cambierà volto, almeno per ora. La Giunta Capitolina, con una delibera votata all’unanimità, ha infatti stabilito il mancato riconoscimento del pubblico interesse nei confronti del progetto di fattibilità presentato da Costruzioni Civili e Commerciali S.p.A., capofila del raggruppamento temporaneo d’impresa che include anche Rubner Holzbau S.r.l. e la S.S.D. Roma Nuoto a.r.l..
Una bocciatura netta, motivata da una serie di rilievi che riguardano sia l’identità architettonica dello stadio, sia il suo ruolo funzionale all’interno della città. Nel testo approvato dalla Giunta, si sottolinea come la proposta non restituisca allo storico impianto la sua vocazione originaria, ovvero quella di essere uno stadio a tutti gli effetti, capace di accogliere eventi sportivi di rilievo nazionale e internazionale.
Secondo l’amministrazione, il progetto presentato avrebbe invece finito per snaturare la funzione primaria del Flaminio, riducendone drasticamente la capienza – da 42.000 posti originari a soli 7.500 – e trasformandolo in un impianto polifunzionale a prevalente utilizzo commerciale, con la previsione di una struttura di vendita di 2.500 metri quadrati e ulteriori spazi dedicati al commercio. Un orientamento che, secondo la Giunta, compromette la possibilità di valorizzare il Flaminio come grande attrattore sportivo e culturale, in grado di contribuire al rilancio urbano e sociale del quadrante nord della Capitale.
Inoltre, la proposta progettuale, che prevedeva una pluridisciplinarità di attività sportive, è stata ritenuta poco coerente con le esigenze del territorio, già ricco di strutture dedicate allo sport grazie alla preziosa eredità lasciata dalle Olimpiadi del 1960. Di conseguenza, l’intervento ipotizzato non avrebbe rappresentato un reale valore aggiunto per il tessuto sportivo e sociale del quartiere e della città, né tantomeno risposto a una strategia pubblica di rigenerazione coerente con le linee guida del Comune.
Lo Stadio Flaminio, progettato negli anni Cinquanta da Pier Luigi e Antonio Nervi, è oggi uno dei simboli dell’architettura moderna italiana, nonché uno degli impianti sportivi più iconici della Capitale. Ma da anni versa in una condizione di abbandono e degrado, con numerosi progetti di riqualificazione falliti o arenati tra ostacoli burocratici, mancanza di fondi e visioni contrastanti sul suo futuro.
Con questa delibera, la Giunta non chiude però alla possibilità di una rinascita dello stadio, ma ribadisce l’esigenza di un progetto che rispetti la natura e la funzione dello spazio, restituendolo pienamente alla città come grande contenitore sportivo e culturale, fedele alla sua storia e capace di dialogare con le esigenze del presente.
La vicenda del Flaminio, dunque, continua. E con essa il dibattito tra conservazione, riuso e trasformazione, in un contesto dove le scelte sul patrimonio urbano assumono inevitabilmente un significato politico, culturale e sociale. Quello che è certo, per ora, è che il progetto Roma Nuoto non sarà la soluzione.