La giovane Italia non riesce nell’impresa, il realismo della differenza delle due squadre contrapposto all’Olimpico di Roma, da un risultato che forse era scontato. Ma in realtà la squadra azzurra del CT O’Shea ha dimostrato in campo davvero tanta grinta dopo l’inserimento di tanti debuttanti che ha da una parte rinnovato la squadra azzurra, ha immesso nuovi elementi a sorpresa levando punti di riferimento alla squadra bretone.
Ma, buona l’idea, non è bastato al team azzurro a compiere l’impresa. Il risultato finale è stata una partita con lampi d’orgoglio azzurro e un quasi compassato dominio inglese, tra continui e divertenti cambi di fronte: due mete per noi e sette per i campioni uscenti. Di positivo ci sono il carattere, la voglia di muovere l’ovale in attacco, l’elettricità di Minozzi, la solidità di Castello, la fibra di Negri. Di negativo, un passivo finale 15-46 che è davvero più pesante di quello dello scorso anno a Twickenham. L’indisciplina, le difficoltà in mischia ordinata. E la consapevolezza che il rugby italiano dista ancora anni luce da quello dei campioni in carica del trofeo