Un gol di Lukaku concede i tre punti ai giallorossi, tutt’altro che scintillanti ma cinici al punto giusto
La Roma non diverte e dà poche certezze ma, come si suol dire, in casi simili ne basta una: la vittoria. Buona la prima: battuto lo Sheriff Tiraspol e campo moldavo conquistato per inaugurare al meglio la stagione europea dopo la prima vittoria in campionato contro l’Empoli.
La squadra di Mou è imballata e poco tonica, si trova a provare a servire un Lukaku sempre soffocato, anche se il belga tenta di innescare qualche inserimento di El Shaarawy e Karsdorp, col Faraone che al 29’ e al 37’ impegna il portiere Koval. Esce negli stessi minuti Sanches per un problema fisico e gli subentra Paredes. Morale: dopo un avvio che vede andare al tiro Joao Paulo all’8’, l’azione più pericolosa giunge al 35’, quando un cross di Talal trova Mbekeli, che al volo colpisce il palo. Lo stadio si dispera e così, dopo che al 39’ Zalewski tira alto da buona posizione, al 48’ arriva la beffa per i padroni di casa. Una punizione battuta a centrocampo da Paredes trova una doppia deviazione di Talal e Kiki, che mettono fuori causa il portiere. Al minuto 12 della ripresa, in una mischia in area, Tovar trova la rete del meritato pareggio. La Roma prova a riprendersi e al 15’ El Shaarawy conclude di poco alto. Entra Dybala e serve un’azione magistrale, in netta controtendenza rispetto alla prestazione, per trovare la rete del definitivo vantaggio: a segnarla è Lukaku. Il vantaggio dei giallorossi tende ad allungare di più le squadre. A portarla a casa però è la Roma che può celebrare la seconda vittoria consecutiva.
Dice Mourinho a fine partita, rimasto in tribuna per squalifica: “Non mi è piaciuto il primo tempo, troppo lento e senza aggressività. Non abbiamo fatto il lavoro che avevamo preparato, non abbiamo controllato il gioco. L’1-0 è stato un miracolo, non avevamo fatto niente per ottenere quel vantaggio. Dopo il pareggio mi è piaciuta la reazione, il gol e il controllo della partita nonostante la poca aggressività. Abbiamo meritato di vincere, che è la cosa più importante”.