Due chiacchiere con Sonia Malavisi, astista romana delle Fiamme Gialle, 5 volte campionessa italiana assoluta del salto con l’asta ed 11 volte maglia azzurra. 13ª ai Campionati Europei di Roma, già olimpica a Rio, ha sfiorato per un soffio i Giochi di Parigi.
Questa stagione è stata ottima per te: a maggio il minimo per Roma 2024 (4.50), poi la gioia degli Europei nella tua città. Infine, un mese esatto dopo il 4.50 di Barcellona, il primato personale dopo tanto tempo, 4.52. La cosa più bella in assoluto è stata fare il PB dopo 8 anni o gareggiare negli Europei casalinghi?
Beh, è una bella lotta. Forse direi gli Europei in casa, anche se entrambe le cose hanno avuto un significato molto importante per me. Il personale era qualcosa che volevo fare fortemente, perché erano tanti anni che non mi miglioravo a causa di tutti i problemi fisici che ho avuto e che continuo ad avere, mentre i Campionati d’Europa a Roma erano il mio obiettivo più grande, ciò che in effetti mi ha spinto ad andare avanti in questi anni un po’ più bui. Confermo: gli Europei, dai.
In questo processo, in questo grande risultato, che ruolo ha avuto il tuo coach Emanuel Margesin, con cui ti alleni a Castelporziano, che ha iniziato a lavorare con te in un momento difficile della tua carriera?
Quando mi ha accolto nel suo gruppo di allenamento, questo problema alla tibia era emerso in modo molto prepotente: ha vissuto tutta la parte peggiore dell’infortunio e mi è stato sempre accanto. Mi ha sempre detto “un giorno ne varrà la pena”, ed in effetti quest’anno c’è stata una bella rivincita, finalmente una gioia.
Vedevo dai social che ti stai continuando ad allenare in questo periodo. Come va il problema alla tibia? Farai altre gare in questo finale di stagione?
Già quando ho fatto il “52” a Nembro (19 giugno, ndr) avevo problemi alla tibia. Si era infiammata molto, ho provato comunque a fare diverse gare per tentare di qualificarmi per le Olimpiadi tramite il ranking, ed anche agli Assoluti di La Spezia avevo un fastidio molto acuto. Negli ultimi mesi ho fatto molte terapie, sempre continuando ad allenarmi, e, da un paio di settimane, ho ripreso anche a saltare. Sabato competerò in Germania, e sono in attesa di sapere se potrò gareggiare anche al Golden Gala. A settembre farò al massimo un altro paio di gare, e poi vacanze.
A 24 anni hai fatto una scelta coraggiosa: hai deciso di cambiare e di trasferirti dall’altra parte del mondo, a Cuba, per allenarti con Alexandre Navas. Che esperienza è stata?
È stata un’esperienza molto forte, le difficoltà erano legate più che altro alla vita quotidiana: era difficile anche andare a fare la spesa, perché non c’erano i supermercati, poi non c’era internet e potevi connetterti solo un’ora al giorno in mezzo alla strada. Quando sono partita non sapevo una parola di spagnolo, è stata un’esperienza molto molto importante che mi ha fatto crescere sia dal punto di vista umano sia dal punto di vista atletico; rifarei quella scelta.
Come hai trovato, in generale, la situazione dell’atletica a Cuba?
Non hanno strutture fenomenali – nulla in confronto alle nostre – ma riescono comunque a sfornare campioni. Quando ci sono stata io la situazione non era al top, ma era certamente vivibile. Mi hanno detto che post-Covid è peggiorata molto, ed è per questo motivo che sempre più atleti cubani stanno cercando altri posti dove allenarsi.
Tu, come tanti astisti e tante astiste, hai un passato nella ginnastica artistica. Cosa ti ha lasciato la ginnastica?
Beh, è l’amore della mia vita; come il primo amore, no? Ad esempio alle Olimpiadi guardo con più piacere la ginnastica che l’atletica, non perché non mi piaccia l’atletica, ma perché la ginnastica artistica mi è sempre piaciuta tantissimo. Ho cambiato sport perché ero diventata troppo alta, facevo sempre più fatica in tutto. Quando ho cominciato a fare salto con l’asta per me stare tre ore al campo non era nulla: da ex-ginnasta ho tanta disciplina e cultura del lavoro, se l’allenatore mi dice di fare 10 cose ne faccio 12. Dal punto di vista tecnico, poi, i movimenti che ero abituata a fare sono molto utili per la seconda parte del salto. Ho bellissimi ricordi.
Sei laureata in Scienze economiche e frequenti la magistrale di Management dello Sport.
Sono sempre andata bene a scuola, una volta finito il liceo (scientifico, ndr) sono stata arruolata nelle Fiamme Gialle, ma non volevo lasciare gli studi. Far coincidere l’impegno scolastico e quello sportivo è stato difficile alle superiori, perciò, finita la scuola, mi sono detta “voglio iniziare anche a vivere”. Ho preso l’Università in maniera serena, mi piaceva impiegare il mio tempo libero anche nello studio.
Che percorso di studi è stato, il tuo?
Nella prima metà della triennale avevo la fortuna di avere l’università sotto casa perché ero inizialmente iscritta a Roma Tre: ci andavo a piedi e più o meno riuscivo a seguire, poi conoscevo i miei colleghi, che, quando non potevo essere presente, mi passavano gli appunti. Successivamente sono andata a Cuba ed ho dovuto interrompere, ma, quando è esplosa la pandemia, sono tornata in Italia ed ho ripreso. Le lezioni online mi hanno aiutato, così ho concluso l’ultimo anno e mezzo di Scienze Economiche, laureandomi a La Sapienza tramite una borsa di studio per studenti-atleti. Mi ha sempre fatto bene studiare e allenarmi, studio cose che mi piacciono. Per il futuro ancora non so: intanto “la metto lì”, poi vediamo.
Qual è la cosa che ti piace di più del mondo dell’atletica?
Questa è difficile (ride, ndr)… quella che amo di più è sicuramente l’essere sempre a contatto con persone che fanno il tuo stesso sforzo e ti capiscono, con le quali scopri paesi e culture differenti.. Questo scambio continuo con persone e mondi diversi ti fa capire alla fine che siamo tutti uguali: ognuno ha le sue difficoltà e i suoi problemi, quello che ci accomuna è lo sforzo che facciamo tutti.
Obiettivi per il futuro?
Questa stagione mi è servita per tornare ad avere la consapevolezza di poter saltare in alto. Sono convinta di non aver espresso tutto il mio potenziale quest’anno a causa delle tante gare ravvicinate. Vorrei innanzitutto migliorare il personale: il centimetro di PB è stato simbolico quest’anno, però vorrei salire in maniera più consistente. L’obiettivo principale per il prossimo anno sono i Campionati Mondiali di Tokyo. Il palcoscenico mondiale non è più così lontano, e ci sarà più tempo per scalare il ranking, dato che la rassegna iridata sarà a settembre. A Parigi si entrava in finale con 4.40: una volta che si è lì poi può succedere di tutto, soprattutto arrivando al top della forma. Cercherò intanto di arrivarci e poi, magari… chissà (ride, ndr).
Crediti foto: IG Sonia Malavisi