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Storia di Dominic Lobalu e della sua medaglia d’oro: il Sud Sudan, la guerra, la vita da rifugiato e la Svizzera…

foto: Riccardo Piccioli

Vai Dominic, Dominic Lobalu, prendila, è tua, la medaglia d’oro dei 10000 metri dei campionati europei di atletica di Roma. Stavolta non c’è quel satanasso di Ingebrigtsen a guastarti la festa come nei 5000 che ti hanno portato alla medaglia di bronzo. Stavolta sei d’oro. Il tempo non conta, qui non ci sono lepri, non è un meeting, al diavolo i primati, non hai neanche il tempo di guardare quel riscontro del tabellone, qualche centesimo oltre i 28 minuti, un tempo che per te è ordinaria amministrazione.

Dominic Lobalu
Roma Italy – 12 Jun 2024 – Dominic Lobalu winner in 10.000m men in European Athletics Championship in Olympic Stadium in Rome – (Piccioli/KIKAPRESS)

A pensarci bene però quella medaglia d’oro conquistata all’Olimpico romano forse non è solo tua. E’ tua e del Paese che ti ha accolto e fatto cittadino, la Svizzera, tua e di quello in cui sei nato, il Sud Sudan, la più giovane nazione del mondo, indipendente dal 2011. Tua e dei 114 milioni di rifugiati che ci sono al mondo. Tua e di chi non ce l’ha fatta come invece è successo a te. Tua di chi scappa dalla fame e dalla guerra come hai fatto tu e si sente dire da un altro pezzo di mondo: perché non sei rimasto a casa?

Tua e dei tuoi genitori, che hai perso quando avevi 9 anni. Tua e delle tue sorelle dalle quali sei stato diviso quando eri bambino. Tua e di quella fuga dalla guerra civile, verso un campo di accoglienza in Kenya. Tua e delle prime partite a pallone. Tua e di quando a 15 anni hai scoperto che sapevi correre, che volevi correre. Tua e del momento in cui l’hai fatto sul serio e grazie all’Athlete Refugee Team sei stato a gareggiare ai mondiali di Londra nel 2017 sui 1500 metri. Tua e di quando quella squadra, quella prospettiva, non ti è bastata più. Tua e di quella notte a Ginevra, dopo una mezza maratona, quando hai deciso di lasciare il Team rinunciando alle Olimpiadi di Tokyo, e sei rimasto in Svizzera con i soli vestiti per correre addosso mettendoti a cercare un futuro che sentivi di avere. Tua e di Markus Hagmann, il tecnico che ti ha aiutato a sbocciare come atleta e a diventare professionista. Tua e di chi ti ha raccontato in quel documentario, “The right to race”, presentato pure a Cannes. Tua e dell’inno svizzero che ti sei scusato di non sapere ancora cantare. Tua e del sogno, ormai vicino all’essere realizzato, di andare alle Olimpiadi a Parigi.

Questo è un breve omaggio a Dominic Lobalu, la storia di un rifugiato, anzi più semplicemente di un uomo, di una persona, di un atleta.

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