#Giochi Olimpici #Sport #Olimpiadi Parigi 2024. I romani in gara

Tanti quarti posti a Parigi 2024. Proviamo ad immaginare piccole scene alla chiusura dei giochi

Roma Italy - 8 Jun 2024 - European Athletics Championship. 2nd day in Olympic Stadium in Rome. Evening Session

foto: Riccardo Piccioli

Sono stati davvero tanti i piazzamenti al quarto posto degli atleti azzurri, quarti posti che hanno dimostrato reazioni diverse davanti alle telecamere, da volti trasfigurati di delusione, alle lacrime di contentezza per coloro che hanno finalmente realizzato un sogno tangibile.

Abbiamo preso appunti in ordine sparso durante le olimpiadi, interrogando informalmente anche psicologi che hanno cercato di spiegarci, generalizzando il più possibile, dal punto di vista emotivo, la parte cognitiva ed emozionale che abbiamo cercato di riassumere su un ipotetico atleta.

Sicuramente un quarto posto è un mix complesso di emozioni psicologiche, che spaziano dalla delusione e frustrazione all’orgoglio e alla motivazione. Questo risultato, così vicino al podio ma senza la soddisfazione di una medaglia, può essere una delle esperienze più intense e ambivalenti nella carriera di un atleta.

La delusione è probabilmente l’emozione più immediata e predominante. L’atleta ha investito anni di preparazione, sacrifici personali, e sogni in quell’unico evento, con l’obiettivo di vincere una medaglia. Arrivare così vicino e non riuscire a raggiungere il podio può essere devastante. La sensazione di aver “fallito” l’obiettivo principale, nonostante l’eccellenza della performance, può generare un forte senso di vuoto.

La frustrazione accompagna spesso la delusione. L’atleta può ripensare alla gara in modo ossessivo, cercando di identificare i momenti in cui avrebbe potuto fare meglio, le decisioni sbagliate prese, o le circostanze esterne che hanno influenzato la sua prestazione. Questa continua analisi può creare un circolo vizioso di autocritica e ruminazione mentale, che rischia di minare la fiducia in sé stesso.

Nonostante la delusione e la frustrazione, l’atleta può anche provare un senso di orgoglio per essere arrivato così vicino al podio. Essere il quarto migliore al mondo in una disciplina è un risultato eccezionale, che richiede una straordinaria dedizione e abilità. Questo orgoglio, però, può essere oscurato dalle emozioni negative iniziali, emergendo solo successivamente, quando l’atleta ha avuto il tempo di riflettere con calma sulla sua prestazione.

Il quarto posto è associato a una sensazione di incompletezza. L’atleta può sentire che la sua prestazione, seppur eccellente, manca di quel riconoscimento tangibile che una medaglia avrebbe fornito. Questa sensazione può portare a un certo senso di incompiutezza, come se il viaggio olimpico fosse rimasto “a metà”.

Superato l’impatto iniziale delle emozioni negative, molti atleti trovano una nuova fonte di motivazione. Il quarto posto può diventare un punto di partenza per migliorare ulteriormente, spingendoli a lavorare ancora più duramente per le prossime competizioni. La voglia di riscatto può trasformarsi in un potente motore per il futuro, alimentando la determinazione a non ripetere gli stessi errori e a superare i propri limiti.

L’atleta può vivere un forte senso di confronto con i tre che sono saliti sul podio. Questo confronto può generare sentimenti di invidia o di inferiorità, specie se la differenza tra il terzo e il quarto posto è stata minima. Tuttavia, può anche ispirare ammirazione per coloro che hanno raggiunto il podio, spingendo l’atleta a studiare le loro tecniche e strategie per migliorare.

Nel tempo, dopo aver elaborato le emozioni iniziali, l’atleta può arrivare a un punto di accettazione. Questa accettazione è un processo psicologico complesso, in cui l’atleta riconosce il valore del suo risultato e accetta la realtà senza che essa sminuisca il suo senso di sé. Può comprendere che l’esperienza, sebbene non perfetta, è stata comunque un passo importante nel suo percorso di crescita personale e professionale.

Infine, il quarto posto alle Olimpiadi può innescare una profonda riflessione interiore. L’atleta può esaminare non solo la sua prestazione, ma anche il suo approccio alla competizione, il suo equilibrio tra vita personale e professionale, e il significato che attribuisce al successo. Questo processo può portare a una crescita personale significativa, rendendo l’atleta più consapevole dei propri punti di forza e delle aree in cui migliorare, non solo come sportivo ma anche come individuo.

Piazzarsi al quarto posto alle Olimpiadi è una delle esperienze più complesse che un atleta possa vivere. È un misto di delusione per un obiettivo mancato e di orgoglio per essere arrivato così vicino al vertice mondiale. Se gestite correttamente, queste emozioni possono diventare una fonte di rinnovata motivazione, resilienza e crescita personale. Ma è essenziale che l’atleta trovi il tempo e lo spazio per riflettere e processare queste emozioni, trasformando quella che inizialmente può sembrare una sconfitta in una tappa fondamentale del suo viaggio sportivo e umano, nella consapevolezza che la valigia fatta per tornare in Italia, contiene non solo i vestiti sporchi, ma anche momenti belli, una esperienza che per uno sportivo è l’apice delle competizioni, sogni, amici ma anche quelle lacrime che sicuramente hanno rigato un viso contrito da una smorfia da nascondere alla telecamere.

(immagine di repertorio)